Nel Tempio della memoria di Timau
Timau, 5 giugno 2011
Tra due ali di pietra, quasi mani disgiunte rivolte al cielo, si rivela il Tempio Ossario di Timau.
Conserva resti di uomini, di soldati consunti dal tempo, ma vivi nelle iscrizioni che contornano il luogo sacro.
Inducono a riflessioni. Tutti gli esseri viventi sono, per natura, portati a morire, ma talvolta la morte di uno diviene regalo di vita per altri.
Non debbo forse la vita mia a quella di mio padre e di mia madre che oggi riposano, come il grano sotto il campo invernale, nella terra ospitale, in attesa della resurrezione?
Il compito misterioso di ogni essere è la sua perpetuazione, fisica e morale, in nuovi esseri. Il senso supremo della morte è l'immortalità.
Sono padre: vivo per i miei figli e quando morirò, rivivrò nei miei figli.
Essi poi risponderanno al richiamo d'amore che daranno luce a nuove vite e io rivivrò in una giovinezza immortale.
Dio mio che cosa grande essere padre e lasciare la vita da padre.
Un popolo la cui gioventù si alimenta di tale grandezza, di vita in vita, non morrà mai.
La vita può imporre a un'intera generazione un compito grandissimo; è possibile che una generazione intera debba sacrificarsi in una terribile guerra, perché le generazioni future possano vivere in libertà.
Chi muore per il bene e la libertà della sua terra, muore per l'immortalità sua e della propria gente.
Nel tempio di Timau, riposano tanti italiani caduti sulle cime che sovrastano la chiesa, i nomi dei morti sono impressi nelle formelle bronzee e, ogni anno, vengono ricordati in religioso silenzio.
Ne morirono altri le cui spoglie furono dilaniate e disperse sui dirupi, quelli non hanno nomi, ci sono sconosciuti, ma nella sacralità del Tempio si raccoglie anche il loro spirito.
Noi rendiamo memoria di tutti coloro che caddero nella inumana lotta, noi ricordiamo i nomi di tutti coloro che vissero e soffrirono quelle ore di tregenda ed anche di coloro che continuarono a vivere, e si perpetuano, continuano a vivere in noi.
"Alpino Anonimo"